mercoledì 20 luglio 2011

L'aquilone


L'AQUILONE...  (una storia vera...vissuta con le parole ed il cuore da chi ha ascoltato)
 
Tu eri ancora bimba..vivace, dolce
e sapevi di latte, crescevi e i tuoi
seni piccoli come boccioli guardavano
il cielo, protesi a cercare dolcezze,
Il tuo cuore batteva, sognava e il tuo
sorriso fermava sguardi di voluttà
vestiti, tu eri la femminilità
senza volgarità ,in te solo voglia
di essere amata, ascoltata e abbracciata.
 
Ed arrivò quel giorno,l'amore bussò e aprì
il tuo cuore,lo rese immenso, lui già
grande divorò la tua essenza giovane acerba,
ti prese e tu ti saziasti di quell'amore e 
lui giocò con te donandoti il mondo.
Tu non capivi, ti fingevi donna, abiti firmati,
macchine di lusso, tutto era permesso, voluto
e il tuo Toni era il principe e tu fanciulla
ingenua nulla ti chiedevi, cieca eri.
 
Un brutto giorno tutto questo finì, non più
amore, ma solo tristezza, solitudine, il tuo Toni
sparì, un brutto risveglio fu per te, ma tu
capisti, qualcosa di losco c'era stato dietro
a quello spicchio di vita con lui vissuta,
e con tanta umiltà, ancora fragile, indifesa
ti riprendesti la tua vita, lavorando
con fatica e la scuola era il tuo futuro,
ma un giorno,lui ritornò, senza timore ti cercò.
 
Ma tu fanciulla, eri cambiata,la tua nuova forza,
ti arrivava proprio da quell'amore sbagliato che ti
aveva chiuso gli occhi ed ora che tornavano a vedere,
tutto ti appariva chiaro, qualcosa di strano dietro
il luccichio di gioielli ed abiti, che lui ti aveva
nascosto ad arte, ed ora potevi gridargli in faccia
il tuo no...con forza e dolore , ma come un uragano
urlavi dentro senza voce la tua rabbia, dicendo basta,
solo ora potevi capire chi era veramente il tuo Toni.
 
Un pomeriggio qualunque di un giorno qualunque,
mentre ritornavi a respirare, camminando lungo la via
una mcchina si accostò, erano amici di Toni, lui
voleva vederti, ancora in te sentivi un piccolo
brivido d'amore per lui, ingenuamente, timida e
fiduciosa salisti, sicura di rivederlo, forse
pensando per una volta ancora e poi non più, ma
il pensiero ti faceva ancora una volta fremere e  
ad occhi chiusi andasti incontro al tuo destino.
 
Una meta sconosciuta..la macchina si fermò..un
casolare enorme, un salone da ballo in disuso, disabitato
ma quando tu entrasti lui non c'era, il cuore si fermò
i tuoi occhi cercavano disperatamente una sagoma e fu
in quel momento che capisti...la tua vita non sarebbe
stata più la stessa. Presa con forza e percossa 
con violenza su divani luridi, in balia di un branco,
che per regole di giochi sporchi volevano punire te, la donna
di Toni e tu muta innanzi al dolore, la tua mente si staccò.
 
Fu allora che entrò in te, come un soffio caldo, una forza unica,
che non permise nè una lacrima, nè un grido, il cuore non sanguinò,
e il tuo pensiero volle condurti a quel braccio rotto ad un dolore
che voleva essere più forte per non sentire l'altro tremendo che
dilaniava il tuo piccolo ventre, solo così con  occhi sbarrati
senza luce, rivolti a quel soffitto grigio hai potuto elevarti,
al di sopra di quella violenza, non eri più tu in balia di quei
mostri, quel corpicino fragile inerme tu lo vedevi dall'alto, senza
provare nulla ed eri così spettatrice di quella scena orribile.
 
Forse il sibilo del vento, forse un battito d'ali ruppe il silenzio,
tu dolorante con la morte nel cuore, ti guardasti attorno ed eri sola,
abbandonata in quella grande sala, ti facesti piccola rannicchiata
sul pavimento, stringendoti il braccio,in quell'attimo come un'onda gigante
il dolore pervase tutto il tuo corpo, ed il cuore inziò a sanguinare,
una lama penetrò sempre più dentro e fu così che rimanesti per ore,
senza quasi respirare, raccolta, invisibile, fu solo allora che vedesti
l'aquilone. gigante, immenso, ondeggiava sopra le nuvole, ti sentisti pulita
e piano riprendesti il tuo cammino verso la città ed arrivasti in ospedale.
 
Nessuno seppe mai nulla, il braccino rotto venne curato, sola con il tuo
segreto, ti sentisti in colpa, ma camminasti a testa alta per quei viottoli
fra la gente della tua citta, eri fiera di te stessa, nessuno ti aveva
scalfito, il tuo involucro fragile e delicato era in contrasto con il
tuo aspetto interiore, mettesti una maschera d'acciao al cuore, fece
da scudo e diventò la tua forza, la tua dignità diventò barriera e in te
si risvegliò un ruggito senza voce, a far uscire il dolore trattenuto e poi
col tempo quel ruggito sparì e si trasformo in voglia di affetto, di normalità
ma la bocca non pronunciò più parole d'amore e non disse mai più ti voglio bene.
 
Tu ancora vedevi quell'aquilone...volevi prenderlo raggiungere le nuvole
e volare tra cieli azzurri che sapevano di te, del tuo segreto. Io ora
vorrei arrivare in alto raggiungere quell'aquilone e donarlo a questa fanciulla
per dirle che è stata grande immensa, che del suo segreto non deve temere
non è colpa, non è vergogna, ma la rende ricca nell'anima e l'amore che
oggi ha dentro, lo deve proprio alla sua sofferenza, alla sua dignità, al suo
orgoglio, a quelle lacrime soffocate e se io riuscirò a parlare con lei di
quell'amore grande immenso che ha racchiuso in quel cuore, si scioglierà
e innonderà il mondo, le tenderò la mano, prenderà quel filo e finalmente volerà.
 
Sola, libera fra cieli d'azzurro dipinti ancora dirà" ti voglio bene.
 
 

  Adelina
 
2-MARZO- 2011


 

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