UN DISTACCO DOLOROSO

La nonna era il mio amore grande, con lei potevo confidarmi, anche essere più capricciosa, lei mi perdonava sempre tutto e mi viziava un pò. Era il 1957, abitavamo ad Albisola, papà aveva fatto in modo di trovare lavoro qua,  perchè io potessi frequentare la scuola media a Savona, in quegli anni nel paese dove abitavo prima, Sassello, esisteva solo la scuola elementare. La nonna durante l'autunno ci raggiungeva, il clima al mare era migliore e veniva a passare un periodo da noi.
Era arrivata da poco, con la sua valigia di cartone grigia,  legata con un grosso spago e come facevo spesso, dopo il pranzo, scendevo con lei nella via sottostante e tutte e due, un pò complici, ci sedavamo sul muretto che delimitava il percorso del fiume,  di fronte la casa e osservavamo il passaggio della gente e del traffico, molto limitato allora. A lei piacevano le persone del posto e con me le commentava con simpatia; mi raccontava dei suoi spostamenti al paese quando percorreva chilometri a piedi, e colorava con aneddoti buffi i percorsi che faceva.Io l'ascoltavo e a mia volta le raccontavo di me, delle mie nuove amiche e della scuola in città, che per me era come una metropoli.
Proprio in uno di quei pomeriggi autunnali, mentre mi parlava seduta al mio fianco, ad un tratto non sentivo più la sua voce e  il suo capo di colpo si abbandonava  sulla mia spalla, appoggiandosi a me come  se si fosse addormentata improvvisamente. .avevo il cuore in gola..tremavo , perchè avevo capito subito che qualcosa di molto grave stava succedendo, cercando di abbracciarla perchè non precipitasse giù nel fiume, urlavo  disperata con tutta la mia voce, ma sembrava che nessuno mi sentisse. Finalmente una signora si accorgeva di questa donna riversa su di me,  altre persone correvano a chiamare la mamma,  mi sembrava un'eternità e poi ecco , il peso di quel corpo su di me veniva sollevato e portato via a braccia di corsa  in casa.
Il telefono non c'era, dietro ordine di mamma andavo subito a cercare il dottore. Correvo come una pazza, con il nodo in gola e le lacrime che mi impedivano di vedere,  arrivata dal medico di famiglia nulla,  il caso voleva che fosse a far visite; allora continuando la corsa arrivavo sino in fondo al viale dove aveva lo studio un dottore nuovo, appena laureato,  gli abitanti della zona dicevano che si chiamasse Tessore Giovanni, lui mi guardava, facendomi un buffetto sulla guancia e scendendo le scale mi tranquillizzava, dicendomi che sarebbe arrivato  al più presto. 
Io come un fulmine riprendevo la corsa verso casa, non vedevo nulla, un pensiero solo era nella mia mente e pregavo a voce alta ;<<fai che arrivi in tempo>>. Ero appena  giunta sulla piazza sotto casa mia ed il rumore di una lambretta verde mi ha fatto voltare, il dottore era arrivato ed anche lui aveva le lacrime agli occhi per l'aria presa in moto, ricordo la sua falcata agile nel salire le scale, precipitarsi nella stanza,; la nonna era adagiata immobile, ed io costretta, rimanevo  fuori.
Attendevo seduta sul gradino della porta una parola, un gesto e finalmente il dottore usciva ed io  con coraggio entravo nella stanza: la nonna  immobile mi guardava, contenitori in vetro, tubi con aghi la circondavano, lei non poteva parlarmi , accarezzarmi, la diagnosi era " paresi".. Da quel momento per otto giorni sono rimasta vicino a quel letto, sapevo che anche se non mi poteva parlare, lei mi ascoltava, ed allora io parlavo....parlavo..parlavo. sperando di risentire la sua voce..le sue mani grandi e nodose non si muovevano più, lo sguardo suo mi accarezzava e piano piano  svaniva nel nulla...
 Il  primo  grande distacco....doloroso...  avveniva in una giornata di ottobre..io avevo 12 anni !!

                                                                            

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