Un
ricordo di mia nonna..
Era
il lontano 1952 , vivevo in un piccolo paese sulle colline della
Liguria..a pochi chilometri dal mare..la mia casa era in centro del
paese e dava il benvenuto a chi entrava da Savona sulla strada, il
lato sud si affacciava sulla valle che divideva una frazione dove
invece abitava la mia amata nonna.
Ogni
sera mia madre dal balconcino della cucina guardava in lontananza la
casa della nonna per capire se tutto andasse bene, il segnale era la
luce che lampeggiava.
Fu
proprio una sera dopo cena che la sua voce allarmata mi disse che la
nonna non aveva la luce accesa e che avrei dovuto andare da
lei per vedere cosa fosse successo.
In
fretta mi presi il cappottino rosso porpora..infilai le scarpette
color cuoio e con il cuore in gola..sgusciai fuori...avevo 7 anni era
primavera inoltrata ma l'aria era fresca ancora ed un brivido di
freddo e di paura mi percorse la schiena.
Mentre
attraversavo il paese sentivo i profumi di cucina e alcune voci in
lontananza di chi si affrettava a rincasare, non pensavo a nulla solo
raggiungere al più presto la casa della nonna, sapevo che il
percorso sarebbe stato brutto, infatti dopo aver lasciato il paese
presi una stradina tra ciottoli e case aggrappate l'una all'altra
quasi per non cadere, sapevo che dopo quella discesa non avrei
trovato più luci, solo un percorso tra terra battuta e cespugli.
Io
ero una bimba che fantasticava molto e immaginai gnomi e fate che mi
accompagnassero, prima nella piana e poi lungo quella salita e sapevo
che in cima avrei trovato la lampada che mi avrebbe illuminato e
l'ultimo percorsolo feci di corsa.
Finalmente
eccomi sotto la casa della nonna...salii in fretta..tutto era buio,
bussai con timore e con la manina gelida mi aggrappai alla maniglia
di ottone e la porta si aprì.
Un
quadro mi apparve tutto sembrava irreale, il fuoco nel camino acceso
scoppiettava e arrossava la parete dipinta di grigio, una candela
accesa appoggiata su un tavolo in noce protetto da un piccolo centro
illuminava quella donna che china su un telaio che cigolava, filava
lana bianchissima, passava morbida tra lil pollice, l'indice e il
medio e si trasformava tra le sue mani in un filo perfetto sottile,
il suo volto dolce si voltò verso me e mi sorrise sorpresa
vedendomi.
Io
con le guance fredde e rosse senza dir nulla l'abbracciai e con un
tuffo mi ritrovai nel suo grembo rannicchiata. Non dimenticherò mai
il calore di quell'istante e il profumo di menta e anice che emanava
il suo vestito, le sue mani ruvide che mi presero il viso e la sua
voce che mi diceva <...Cicci (così mi chiamava) tutto è
apposto, scusate ho dimenticato solo di accendere la luce, ora rimani
ti preparo una tazza di latte...> e fu così che bevvi tutto in un
sorso quel latte appena munto.
E
dopo aver segnalato a mamma che attendeva a casa un cenno con la
luce, che tutto era ok, salutai la nonna con un bacio immenso e
ripresi la via del ritorno, ma non ebbi più paura, i cespugli non si
muovevano più, sentivo profumi di viole e di rose, e cantando una
canzone per farmi compagnia, in un attimo raggiunsi di nuovo la mia
casa.
Ogni
giorno incontravo la nonna, lei era mia complice e mi viziava un
poco..ma mi ha insegnato l'amore e il rispetto per la natura e ad
affrontare la vita senza paura
ero
la sua Cicci <3